Fonte: Beppegrillo.it |
Il Movimento 5 Stelle, sin dai suoi inizi, ha sempre fondato le sue attività sulla Rete, proponendosi in questo senso come la formazione politica più innovatrice. Uno dei cardini fondamentali del suo programma è di trasformare l'Italia in una democrazia digitale. Ciò mi ha dato lo spunto per approfondire l'argomento.
Cos'è e quali sono i benefici e i rischi della democrazia digitale?
Una definizione
Partiamo dando una breve definizione di democrazia digitale come riportata su Wikipedia:
"La democrazia digitale, sinonimo di democrazia elettronica, e sinonimo di e-democracy (contrazione inglese di Electronic Democracy), è la forma di democrazia diretta in cui vengono utilizzate le moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle consultazioni popolari. In senso politico le consultazioni popolari sono quelle previste dalla costituzione e dalla legge quali esercizio della partecipazione politica ed espressione della sovranità popolare: le elezioni, il referendum e gli istituti analoghi."E' chiaro dalla definizione che quando parliamo di democrazia digitale stiamo parlando di forme di democrazia diretta espletate attraverso l'uso di strumenti e applicazioni elettroniche.
Quali sono i benefici
Nel suo articolo "Digital Democracy: Vision and Reality" (Democrazia digitale: visione e realtà, ndr), Jan A.G.M. van Dijk, dell'Università di Twente, cita tre benefici che sono stati attribuiti alla democrazia digitale negli ultimi 25 anni:
- La democrazia digitale migliora l'acquisizione e lo scambio di informazione politica tra i governi, le amministrazioni pubbliche, i rappresentanti, organizzazioni politiche e civiche e i singoli cittadini.
- La democrazia digitale supporta il dibattito pubblico, la deliberazione e la formazione della società.
- La democrazia digitale migliora e favorisce la partecipazione dei cittadini al processo politico decisionale.
Solo il primo punto infatti, secondo van Dijk, rappresenta un grande risultato per la democrazia digitale. Se è vero, come al punto 2, che questa può migliorare il dibattito pubblico e la formazione delle idee, la valutazione della partecipazione dei cittadini a forum e dibattiti online ha dimostrato che:
- l'interazione tra utenti è generalmente debole ed il dibattito dominato da pochi;
- anche quando il dibattito tra più persone "esperte" può portare ad una intelligenza collettiva qualitativamente superiore, l'opinione della minoranza, anche se oggettivamente valida, viene generalmente ignorata e rimane silente
Il terzo beneficio rappresenta, infine, l'"anello debole" rispetto ai primi due. Soprattutto nei sistemi rappresentativi, come l'Italia, l'esperienza indica come la televisione, la stampa e la comunicazione politica faccia-a-faccia siano ancora più influenti. Il riflesso della volontà popolare, insomma, si fermerebbe al momento ideativo delle leggi anziché a quello della loro creazione formale.
Quali i rischi
Poiché il web e le infrastrutture dedicate alla democrazia digitale non sono LA democrazia digitale stessa ma soltanto lo strumento per realizzarla, non bisogna giungere a conclusioni troppo ottimistiche senza aver considerato i rischi.A tal proposito van Dijk sostiene che sebbene i moderni strumenti per la partecipazione politica online siano più apprezzati rispetto a quelli tradizionali, ciò non significa che tutti siano in grado di usarli. Per poter realizzare una democrazia digitale soddisfacente sotto tutti i punti di vista (in sintesi: informazione, partecipazione, espressione del voto) l'uso di questi strumenti richiede un certo numero di abilità in aggiunta a quelle richieste per la partecipazione politica tradizionale:
- Capacità di utilizzo di un computer
- Capacità di navigazione online e utilizzo dei browser
- Abilità per la ricerca di informazioni online
- Abilità strategiche per l'uso delle applicazioni online destinate alla partecipazione in Rete
Van Dijk dichiara che "Queste abilità sono divise in maniera molto diseguale tra la popolazione." Continua sostenendo che qualora la scelta dell'uso di strumenti per la partecipazione online non dovessero essere accompagnate da forme di educazione informatiche, la democrazia diretta non porterebbe alcun beneficio ai cittadini ma, al contrario, potrebbe creare ulteriori barriere.
Conclusione
Forme di democrazia diretta attraverso l'uso delle nuove tecnologie non può che fare bene al dibattito pubblico e alla formazione di una coscienza politica collettiva. Per l'Italia, queste potrebbero rappresentare un modo per riavvicinare i cittadini alla politica e favorire una maggiore partecipazione. E' ovvio che cittadini meglio informati, preparati e con un'opinione possono influenzare il decisore con maggiore incisività.Per quanto riguarda l'Italia, il passaggio ad una forma di democrazia digitale non può avvenire senza una transizione che includa riforme strutturali, sia nelle istituzioni che nelle telecomunicazioni, oltre che nell'educazione digitale dei cittadini. Un passaggio troppo repentino non farebbe altro che escludere dalla partecipazione politica grandi fette della popolazione, soprattutto tra i più anziani, tradizionalmente meno preparati all'uso di nuove tecnologie.
L'unico partito in Italia che promuove e utilizza questo approccio alla vita democratica è il Movimento 5 Stelle. Da questo punto di vista, nutro personalmente grande interesse per le iniziative online del movimento. Allo stesso tempo, osservando le ultime iniziative online, a partire dalle "parlamentarie" fino alle "quirinarie" non posso non nascondere alcune perplessità sull'inclusività, la trasparenza e la sicurezza.
La questione dell'inclusività. Un movimento può adottare qualsiasi regola o requisito per accedere alle votazioni ma se vogliamo parlare di "espressione della volontà popolare" non possiamo più paletti di quanto siano realmente richiesti per legge. L'accesso alla piattaforma di discussione o di voto deve essere il più largo possibile, indipendentemente dall'appartenenza, o meno, a questo o a quel partito.
Le questioni della trasparenza e della sicurezza. Un partito o movimento può liberamente scegliere di ospitare sui propri server votazioni di qualsiasi tipo, per i propri fini ma nel momento in cui si volesse parlare di democrazia diretta non si dovrebbe accettare alcuna soluzione se non quella governativa. Sia per questioni di trasparenza sia per questioni di sicurezza. In tal senso ancora oggi nessuno sa o può controllare con esattezza chi e come vengono gestiti i dati sui server del blog di Beppe Grillo (senza contare la questione dell'entità non pubblicata delle rendite commerciali del blog stesso). Sito, quest'ultimo, già vittima di molteplici attacchi informatici, l'ultimo dei quali ha richiesto la ripetizione del voto online. Si sa che nessun sistema è sicuro al 100% ma è ovvio che, in un regime democratico, incidenti di percorso come questo non possono che minare la credibilità del sistema e la fiducia dei cittadini-elettori.
Tu che ne pensi?
Siamo pronti in Italia alla democrazia digitale?
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