L'Indice di Percezione della Corruzione (fonte: Transparency International Italia) |
In Europa, dietro l'Italia solo Bulgaria e Grecia. Con il voto di 42/100, l'Italia è a pari merito con la Bosnia ed Erzegovina, e anni luce dalla Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (90/100). Nel mondo, siamo pressati dalla Liberia (41/100), dalla Tunisia (41/100) e stacchiamo leggermente la Cina (39/100). Cuba, la Georgia, il Rwanda o la Romania ci stanno avanti. Giusto per citarne alcuni.
Gli effetti di questo risultato disarmante, secondo il comunicato di Transparency International, "non comportano “solamente” una mancanza di moralità ed eticità nella governance del Paese, ma hanno un impatto negativo devastante sull’economia e la credibilità dell’intero sistema Paese." In altre parole, continua il comunicato, scoraggiano gli investimenti esteri.
Guardando i risultati, sicuramente influenzati dai recenti scandali nel settore pubblico e nelle istituzioni, viene comunque da chiedersi se noi italiani siamo davvero così corrotti e poco trasparenti. Sicuramente l'abbandono dei valori della morale e dell'etica, promosso anche dal cattivo esempio della nostra politica, ha fatto sentire per anni i suoi effetti sull'opinione pubblica e lo farà ancora per un po'. Nessuno, tuttavia, può pararsi dietro la scusa del "così fan tutti." Chi lo fa diventa corresponsabile di questo degrado. Senza se e senza ma.
Anche il nostro apparato statale ha le sue colpe. La nostra burocrazia, i servizi e i sistemi informativi della Pubblica Amministrazione poco efficienti, non fanno altro che favorire comportamenti poco etici, quando va bene, o illegali, come spesso accade. Quando per ricevere una risposta da un ufficio pubblico, per prenotare una visita specialistica in ospedale o per richiedere un permesso o un'autorizzazione edilizia ci vogliono giorni, se non settimane o mesi, è naturale aspettarsi che prima o poi lo "spirito di sopravvivenza" porti a cercare "scorciatoie." Furbate che mettono il pubblico ufficiale nella condizione di "farci un favore", non di renderci un servizio. Favori che spesso vanno ripagati...
Qualche giorno fa ho scritto un articolo su un caso di truffa che mi ha dato lo spunto per parlare di e-Government. Anche in questo caso, l'Italia non spicca per efficienza, anzi. Al trentaduesimo posto nel mondo, è dietro a tutti i grandi Paesi dell'UE. Il dato che balza all'occhio confrontando le due graduatorie, tuttavia, è che i Paesi che fanno meglio nell'e-Government sono gli stessi che poi si piazzano ai migliori posti anche per trasparenza e bassa percezione della corruzione.
Tornando al rapporto di Transparency International, uno dei dati positivi sembra essere la presa di coscienza degli italiani del loro importante ruolo attivo nella società: "i cittadini si sentono protagonisti del contrasto alla corruzione. Che sia la sfiducia nelle istituzioni o un ritrovato senso civico, alla domanda su chi debba essere il leader della lotta alla corruzione, quasi il 30% risponde i Cittadini; seguono il Governo (25%) e, molto distante, la Magistratura (14%)."
In altre parole, sarà per la crisi economica, sarà per gli scandali della politica, gli italiani sembrano finalmente essere diventati consapevoli dell'importanza del loro contributo. Personalmente, rimango sempre dell'idea che non sono i politici a fare l'Italia, ma gli italiani stessi.
Soltanto partendo da questa convinzione e dal richiamo all'etica e alla moralità individuale sarà possibile riformare e aggiornare l'Italia in modo da riportarla a posizioni di graduatoria più dignitose e degne di un paese moderno e democratico.