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Questo forse è il mio primo post scritto trascinato dalla frustrazione del momento e da un senso di.... impotenza. Pensare che i vertici del partito più rappresentativo in termini numerici del Centrodestra non riescano a convincere un solo uomo a fare un passo indietro per il bene del movimento e, soprattutto, del Paese, è disarmante.
Con questa imposizione dall'alto il Popolo della Libertà ha formalmente e definitivamente certificato:
- l'assenza di partecipazione popolare alla vita del partito,
- la totale mancanza di autorevolezza del Segretario Angelino Alfano,
- la completa mancanza di attributi da parte dei vertici del Pdl,
- l'incapacità di guardare oltre il proprio naso per il bene della collettività.
Forse sono state inopportune le parole del Ministro Passera quando ha detto che "Tutto ciò che può solo fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro, non è un bene per l'Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti." Seppur sbagliando nei modi, l'aumento dello spread e le ricadute della Borsa ad ogni accenno di (ri)discesa in campo di Berlusconi non hanno fatto altro che confermare la genuinità di quelle parole.
Un plauso alla ex Ministro Giorgia Meloni che tanto si è battuta per le primarie del Pdl. Così come a tutti gli eletti nel Pdl che hanno sostenuto le stesse idee di democrazia interna e dato voce ad un sentimento che sembra essere diventato un tabù: ovvero che il tempo di Berlusconi premier (e forse anche politico) è finito. Le sue possibilità le ha avute e non le ha fatte fruttare per il bene del Paese.
In nessun'altra democrazia occidentale un politico che ha avuto le sue opportunità di leadership e così tanti problemi con la Magistratura (che siano una forma di persecuzione o meno), avrebbe il coraggio di ripresentarsi in una competizione elettorale. Non solo, i partiti di appartenenza e gli stessi elettori non glielo permetterebbero.
Come disse James F. Clarke, teologo e politico statunitense, "Un politico pensa alle prossime elezioni, un uomo di stato alle prossime generazioni. Un politico cerca il successo del suo partito; uno statista quello del Paese."
In questo momento tanto delicato per l'Italia e la politica italiana, Silvio Berlusconi pensa solo a se stesso perché imponendo la sua candidatura alla premiership non fa né il bene del suo partito, né tanto meno il bene per il futuro del Paese.
Aspettando un risveglio degli elettori di Centrodestra...