E' interessante la recente ricerca di Ipr Marketing, pubblicata ieri su Repubblica.it, che ha simulato lo scenario post-voto se si dovesse andare a votare con la legge elettorale su cui sembra ci sia un accordo tra i maggiori partiti. Senza entrare nei dettagli e nelle premesse, disponibili nell'articolo stesso, sono interessanti (o inquietanti) i risultati.
Considerata "stabile" una maggioranza forte di 360 deputati alla Camera, si presenterebbero i seguenti scenari:
Pd + Sel o Pd+Udc = niente governo. La sola alleanza tra Pd e Sel non basterebbe a garantire una maggioranza alla Camera. Così come neppure un accordo tra Pd e Udc: nonostante il numero di parlamentari eletti potenzialmente più alto, si supererebbe la soglia minima di soli 10 deputati. Troppo pochi.
Pd+Sel+Udc = possibile governo. Questa combinazione, tuttavia già scartata dai leader di Sel e Udc, garantirebbe una maggioranza stabile con 360 deputati. Tuttavia...
Grande coalizione, governo al sicuro. Secondo Ipr Marketing, solo una grande coalizione, come quella che appoggia attualmente il governo Monti, potrebbe garantire una maggioranza stabile, tra i 435 e i 445 deputati.
C'è da dire che l'analisi di Ipr Marketing, così come riportata da Repubblica.it, sembra ignorare la presenza di Futuro e Libertà, del Movimento 5 Stelle e dell'Italia dei Valori nello scenario post-elettorale. Il primo si è decisamente indebolito negli ultimi mesi e con un ipotetico sbarramento al 5% potrebbe addirittura essere escluso dal Parlamento. Stai a vedere che poi il Presidente della Camera non tiri fuori il coniglio dal cilindro sfoderando una campagna capace di rianimare gli elettori scontenti del centro-destra. Il secondo, invece, potrebbe davvero rivelarsi la sorpresa delle prossime elezioni ma considerato che nessuno vuole stringere alleanze con Grillo e che quest'ultimo ce l'ha praticamente con tutti, è difficile capire cosa effettivamente potrà fare. Anche Di Pietro, recentemente allontanato(si) dal Pd e dal centro-sinistra più moderato, sembra non avere grandi prospettive di governo a meno che non riesca a stringere alleanze con qualcuno.
Il rischio è quello di ritrovarsi senza un governo dopo le elezioni. Oppure con un governo debole o, peggio ancora, con un altro governo di transizione. Tanto varrebbe a quel punto tornare al voto. La situazione economica globale, europea e dell'Italia in particolare, dovrebbero tuttavia richiamare i nostri politici ad un maggiore senso di responsabilità, attitudine alla quale sicuramente non ci hanno abituato. In un contesto politico così sfiduciato dall'opinione pubblica, poi, tutti rischiano di perdere o di non vincere.
Il problema è che il modo in cui l'economia, l'occupazione, la pressione fiscale e la classe politica influenzeranno gli umori degli italiani da qui al voto sarà determinante. La Grecia ha ribadito che quando il terreno è fertile, la crisi pesa sulle famiglie e sugli individui, e la fiducia verso le istituzioni è latente, allora il populismo dilaga offrendo praterie agli estremismi, di sinistra o di destra.
Considerata "stabile" una maggioranza forte di 360 deputati alla Camera, si presenterebbero i seguenti scenari:
Pd + Sel o Pd+Udc = niente governo. La sola alleanza tra Pd e Sel non basterebbe a garantire una maggioranza alla Camera. Così come neppure un accordo tra Pd e Udc: nonostante il numero di parlamentari eletti potenzialmente più alto, si supererebbe la soglia minima di soli 10 deputati. Troppo pochi.
Pd+Sel+Udc = possibile governo. Questa combinazione, tuttavia già scartata dai leader di Sel e Udc, garantirebbe una maggioranza stabile con 360 deputati. Tuttavia...
Vendola: "Con Casini non si può governare il Paese, senza Casini prendiamo più voti"
Casini: "Accordi con chi si oppone a Monti e definisce il suo governo 'di macelleria sociale' sono impossibili per l'Udc"A questo punto bisognerebbe davvero capire se i due aspiranti compagni di viaggio del Pd saranno disposti ad accettarsi a vicenda dopo aver precisato più volte di essere incompatibili.
Grande coalizione, governo al sicuro. Secondo Ipr Marketing, solo una grande coalizione, come quella che appoggia attualmente il governo Monti, potrebbe garantire una maggioranza stabile, tra i 435 e i 445 deputati.
C'è da dire che l'analisi di Ipr Marketing, così come riportata da Repubblica.it, sembra ignorare la presenza di Futuro e Libertà, del Movimento 5 Stelle e dell'Italia dei Valori nello scenario post-elettorale. Il primo si è decisamente indebolito negli ultimi mesi e con un ipotetico sbarramento al 5% potrebbe addirittura essere escluso dal Parlamento. Stai a vedere che poi il Presidente della Camera non tiri fuori il coniglio dal cilindro sfoderando una campagna capace di rianimare gli elettori scontenti del centro-destra. Il secondo, invece, potrebbe davvero rivelarsi la sorpresa delle prossime elezioni ma considerato che nessuno vuole stringere alleanze con Grillo e che quest'ultimo ce l'ha praticamente con tutti, è difficile capire cosa effettivamente potrà fare. Anche Di Pietro, recentemente allontanato(si) dal Pd e dal centro-sinistra più moderato, sembra non avere grandi prospettive di governo a meno che non riesca a stringere alleanze con qualcuno.
Il rischio è quello di ritrovarsi senza un governo dopo le elezioni. Oppure con un governo debole o, peggio ancora, con un altro governo di transizione. Tanto varrebbe a quel punto tornare al voto. La situazione economica globale, europea e dell'Italia in particolare, dovrebbero tuttavia richiamare i nostri politici ad un maggiore senso di responsabilità, attitudine alla quale sicuramente non ci hanno abituato. In un contesto politico così sfiduciato dall'opinione pubblica, poi, tutti rischiano di perdere o di non vincere.
Il problema è che il modo in cui l'economia, l'occupazione, la pressione fiscale e la classe politica influenzeranno gli umori degli italiani da qui al voto sarà determinante. La Grecia ha ribadito che quando il terreno è fertile, la crisi pesa sulle famiglie e sugli individui, e la fiducia verso le istituzioni è latente, allora il populismo dilaga offrendo praterie agli estremismi, di sinistra o di destra.